Hard disk esterni SCSI: migliori articoli, prodotti, recensioni

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Gli hard disk esterni SCSI nativi non esistono ma si possono trovare dei box dove inserirli per trasformarli in portatili. Può capitare, infatti, di avere la necessità di creare un archivio di storage dove salvare i dati da un disco rigido interno. Qualunque drive si può cambiare in un archivio portatile mediante opportuni contenitori dove inserirlo o cavi adattatori. Vediamo come fare a creare hard disk esterni dai noti dischi rigidi interni SCSI e quanto vale oggi la storica interfaccia. Si usa sempre?

 

Cosa significa SCSI?

Per chi avesse la memoria corta o all’epoca non fosse ancora nato, rammentiamo che l’interfaccia Small Computer System Interface o SCSI, pronuncia scasi, è stata sviluppata nel lontano 1978. Nell’ambito elettronico e informatico è stata inventata per trasferire i dati in modalità parallela.

Le norme tecniche che stabiliscono le specifiche di quello che all’epoca era un nuovo e rivoluzionario standard, sono state approvate nel 1981. In seguito vi sono state numerose evoluzioni, apprezzando soprattutto per la possibilità di collegare numerosi dispositivi contemporaneamente.

Ecco di seguito una tabella che mostra quanti dispositivi possono essere connessi insieme a seconda della versione di SCSI.

InterfacciaVelocità del bus (MByte/s)Numero max di dispositivi
SCSI58
Fast SCSI108
Wide SCSI2016
Ultra SCSI205-8
Ultra Wide SCSI405-8
Ultra2 SCSI408
Ultra2 Wide SCSI8016
Ultra3 SCSI16016
Ultra-320 SCSI32016
Ultra-640 SCSI64016

Attualmente l’interfaccia è usata soprattutto in ambito server e workstation, mentre in passato era molto utilizzata nei computer consumer. Fino a non molti anni fa era lo standard di stampanti, scanner, lettori CD e DVD.

Attualmente per i dischi rigidi interni si usa soprattutto lo standard Advanced Technology Attachment (ATA) più lento di SCSI ma più economico. Per gli HDD esterni gli standard più diffusi sono USB 2.0 o USB 3.0.

Macintosh Plus

Abbiamo detto nel paragrafo precedente che attualmente i dischi rigidi SCSI sono poco usati in ambito domestico. Per quel che riguarda gli hard disk esterni si può dire che non ne esistano, a meno che non vengano creati opportunamente. Fino al 2003 c’erano solamente tre standard SCSI e, per chi non è del settore, le numerose denominazioni possono creare confusione.

Il boom dello standard si è avuto nel 1986 con l’ingresso sul mercato del computer Macintosh Plus venduto fino al 1990, primo al mondo ad avere porta SCSI e ad essere in grado di leggere floppy disk a doppio strato da 3,5 pollici.

Questo computer veniva usato anche nelle scuole ed è stato il primo a montare moduli di memoria SIMM. Per oltre cinque anni questo il Macintosh Plus è stato il modello di riferimento per Apple ed è anche quello che ha avuto la vita più lunga.

Per coloro che amano il vintage e i nostalgici, c’è un programma software in grado di emulare questo storico computer che funziona su tutti i sistemi operativi compreso UNIX.

Smontando il case del Macintosh Plus all’interno vi sono le firme degli sviluppatori. Oggi questo computer è molto gettonato dai collezionisti e può arrivare a superare i 500 euro di prezzo se è perfettamente funzionante e originale.

Ultra SCSI e SAS

Da quanto detto finora si deduce che lo standard SCSI definisce i vari connettori, cavi e software necessari per il funzionamento affidabile del disco rigido interno. SCSI ha subito diversi cambiamenti evolutivi e il più recente è SAS, acronimo di Serial Attached SCSI.

Tra i numerosi miglioramenti rispetto alle versioni precedenti, il controller SAS ha trasferimenti dei dati più veloci e un certo numero di porte, ognuna delle quali serve un singolo dispositivo. La connessione Point-to-Point semplifica il passaggio dei segnali elettrici tra il computer e l’hard disk, consentendo una più rapida comunicazione dei dati e semplificando l’isolamento dei settori difettosi.

Ciascun controller SCSI supporta fino a 8 o 16 dispositivi collegati contemporaneamente e quando c’è un guasto bisogna smontarli tutti per capire dov’è.

Lo standard SAS supporta l’hot plugging, che consente di connettere nuovi dispositivi a un computer senza spegnerlo né staccare il sistema operativo. Quando si collega un’unità SAS al controller, questo la riconosce e il sistema operativo la prepara per l’uso.

Oggi gli hard disk interni SAS o SCSI sono usati solamente per i sistemi professionali e le server farm, ma può capitare di volerne creare uno per farne un archivio portatile.

Hard disk esterni

Tra i dispositivi più conosciuti che hanno fatto la storia dell’informatica c’è lo Iomega Zip, conosciuto anche come Zip drive. La prima comparsa sul mercato è stata nel 1994 ed è stato un successo mondiale. Il dispositivo aveva inizialmente una capacità di memorizzare 100 MB di dati, aumentati con le versioni seguenti a 250 e 750 MB.

All’epoca era una quantità di spazio enorme e i supporti usati erano simili ai floppy disk ma più grandi.

L’interfaccia interna dello storico device era SCSI, sostituita ben presto con le più moderne FireWire o IEEE 1394 e USB. Lo Zip è stato definitivamente soppiantato dai lettori e poi dai masterizzatori di CD-ROM ed oggi è ricercato da molti collezionisti.

Il prezzo medio di questo articolo vintage con interfaccia SCSI si aggira sui 200 euro. Arrivando a tempi più moderni non è semplice trovare dischi rigidi SCSI originali, a meno che non si cerchi tra gli ultimi usciti SAS. Per trasformare uno di questi dischi rigidi interni in esterni occorrono un Box Enclosure oppure un adattatore.

SCSI to USB

I collezionisti che volessero usare lo storico Iomega Zip devono comprare un adattatore da SCSI a USB. In questo modo sarà possibile collegarlo al proprio computer moderno o vintage e usare i supporti dell’epoca.

Un adattatore del genere costa circa 200 euro ed è compatibile con sistemi operativi Windows 95, Windows 98, Windows 2000, Windows NT 4.0 e Mac OS 8.5.1.

Un convertitore da USB 2.0 a Ultra SCSI è molto raro e vale almeno 650 euro. L’adattatore è compatibile con hard disk rimovibili, unità SCSI, Jaz, masterizzatori e lettori di CD-ROM e DVD-ROM, unità a nastro, scanner e scanner per pellicole.

Solitamente questi articoli hanno un adattatore per collegare direttamente l’unità nastro al computer e sono compatibili con Microsoft Windows XP, 2000 Professional, Win 98SE e Win Me. Gli adattatori per collegare hard disk interni SAS a controller SATA compatibili costano molto meno, circa 10 euro.

Non sono oggetti per i collezionisti ma per chi desidera implementare un hard disk SAS in un computer con controller SATA. Per quel che riguarda i case SCSI con alloggiamento per unità da 5,25 pollici comprensivi di mascherina frontale, connettore e cavi interni, il prezzo va da 40 a 70 euro.

Un box per rendere esterno un hard disk Serial Attached SCSI (SAS) costa 35 euro.


Ex tecnico hardware e software con studi di ingegneria informatica alle spalle, mi dedico da tempo alla scrittura on-line e sono in procinto di iscrivermi all’Ordine dei Giornalisti. Ho qualche anno di esperienza in diversi settori, ma l’informatica è quello che preferisco perché lo conosco sin dalla nascita dei PC negli anni ’80. Mi piace seguire l’evolversi di invenzioni e nuove tecnologie e tenermi aggiornato sull’uscita di nuovi prodotti sul mercato.

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