Con l’avanzare della tecnologia e la digitalizzazione di qualsiasi cosa, è diventato indispensabile dotarsi di dispositivi hardware adatti a riporre tutti i documenti che si accumulano nel corso degli anni. Per rimanere al passo con i tempi è bene sapere che la carta tenderà a sparire e qualsiasi comunicato, anche burocratico, verrà recapitato tramite posta elettronica certificata e non. Se una volta bisognava fare spazio fisico e buttare via periodicamente le bollette scadute, oggi bisogna usufruire di spazi di archiviazione elettronica che, come gli altri, col tempo si riempiono e vanno mantenuti in ordine.
Le fotografie e i video amatoriali impazzano su Internet da diversi anni ed i telefonini moderni sono in grado di realizzare immagini ad altissima risoluzione che occupano molto spazio. Questo spazio prima poi si esaurisce, oppure immagini, filmati e documenti devono lasciare il posto a nuovi file che si vogliono mettere al sicuro per non perderli.
Non da ultimo bisogna considerare che anche il computer di casa e quello del lavoro sono pieni di foto e dati, ma non solo, perché fare periodici backup del sistema operativo è indispensabile per motivi di sicurezza e di tempo: se un virus infettasse il sistema è molto più semplice, veloce ed economico ripristinare un backup funzionante che rivolgersi a un tecnico. Questi backup stanno bene in uno spazio a parte per motivi di sicurezza e praticità, dal momento che gli hard disk interni dei computer si possono rompere.
Sono tanti dunque i motivi per i quali uno o più hard disk esterni sono necessari con i tempi che corrono e difatti il mercato ne propone di tutti i tipi e per tutte le esigenze. Con i dispositivi presenti oggi a disposizione di tutti, esperti e neofiti dell’informatica, in un attimo si trasferiscono file da un computer all’altro, dallo smartphone al tablet e le partite salvate da e verso le varie consolle.
Considerando la situazione sopra descritta, il mercato propone una vastissima scelta di hard disk di tutti i generi e per tutte le esigenze. Alcuni dispositivi sono multiuso, ma se si hanno delle necessità particolari è bene scegliere l’hard disk esterno più appropriato perché le tipologie sono veramente tante.
Molti sanno che esistono hard disk esterni da 3,5 pollici e da 2,5 pollici e i più tecnologici conoscono anche l’esistenza dei dischi a stato solido, considerati attualmente la rivoluzione informatica dello storage. Perfino la rete propone uno spazio parzialmente gratuito dove depositare i propri file, ma questo non è sicuro e non è accessibile quando manca Internet.
Inoltre lo spazio offerto online è poco e per averne una quantità sufficiente occorre pagare, molto di più che avere un pratico hard disk sottomano da usare sempre e ovunque. Gli hard disk da 3,5 pollici e quelli da 2,5 pollici sono comuni tanto quanto le chiavette USB, che ormai tutti le tengono in borsa o attaccate al portachiavi. Tra le ultimissime uscite vi sono le unità a stato solido SSD, che adottano una tecnologia particolare basata esclusivamente sull’elettronica, con il metodo di archiviazione più rapido che esista, tuttavia vi sono alcuni inconvenienti da non sottovalutare, tra cui il costo ancora molto elevato.
Gli hard disk esterni da 3,5 pollici sono quelli per primi usciti sul mercato e per questo costano meno dei più recenti da 2,5 pollici. Hanno una capienza maggiore, sono stabili e resistenti, dunque ottimi da tenere costantemente collegati al computer o alla consolle.
Dal momento che hanno una notevole capienza, necessitano di alimentazione esterna e dunque occorre una presa di corrente apposita per farli funzionare. Se questo può sembrare una scomodità, e anche un vantaggio, perché si possono spegnere o accendere indipendentemente dal device che si sta utilizzando in maniera da ridurne l’usura.
Se per esempio si ha l’abitudine di lasciare la consolle sempre accesa in stand-by e memorizzare le partite su un hard disk esterno, basta spegnere quest’ultimo quando non se ne ha bisogno per preservarlo dal logorio e consumare anche meno corrente elettrica. Gli hard disk esterni da 3,5 pollici sono più veloci di quelli da 2,5 pollici e durano anche di più, perché non venendo spostati il rischio di urtarli o farli cadere per terra è ridotto al minimo. Oltre ad esistere come dispositivi a sé stanti, gli hard disk da 3,5 pollici sono usati nelle stazioni multimediali e nei NAS.
Gli hard disk esterni da 2,5 pollici sono diventati molto comuni con l’avvento dei computer portatili, in particolare notebook, netbook e tablet. Dal momento che si tende a ridurre ai minimi termini l’ingombro di questi dispositivi dato che sono usati comunemente per motivi di lavoro, è indispensabile avere uno spazio esterno dove archiviare ogni cosa.
Gli hard disk esterni da 2,5 pollici sono auto alimentati e basta un semplice cavo USB per raggiungere i file dal notebook, inoltre sono molto piccoli da stare in un borsello o addirittura in tasca, tanto che i professionisti li hanno praticamente sempre al loro seguito.
Chi fa il rappresentante o altri lavori per i quali deve viaggiare, non può fare a meno di un archivio portatile dove tenere i documenti di lavoro e anche un backup del sistema operativo di sicurezza. Essendo più piccoli e concepiti per essere trasportati, bisogna fare attenzione alla loro robustezza, che è comunque sempre inferiore a quella dei 3,5 pollici perché i piatti e le testine sono più piccoli e più soggetti a danneggiamenti e rotture.
Gli hard disk da 2,5 pollici sono più lenti degli altri, anche perché non hanno un’alimentazione indipendente e la rapidità è influenzata anche dal dispositivo al quale sono collegati. Costano di più, perché la tecnologia si paga e meno spazio occupa più costa. Per proteggerli molti utilizzano dei contenitori in metallo che costano meno rispetto agli hard disk da 2,5 pollici chiamati chiamati Rugged, che sono resistenti ad acqua, polvere e urti.
Le unità a stato solido SSD, acronimo di solid state drive, sono dispositivi di massa basati su semiconduttori che usano un tipo di memoria flash per archiviare i dati. Si chiamano dischi, ma in realtà sono completamente diversi dagli hard disk da 2,5 o 3,5 pollici, perché all’interno non hanno nessun disco magnetico o dispositivo meccanico in movimento.
La tecnologia di memorizzazione è basata sulla modifica di celle elettroniche e questo permette una maggiore rapidità, dal momento che non vi sono componenti fisiche in movimento. La velocità è la caratteristica principale degli SSD che è estremamente superiore rispetto agli hard disk magnetici.
Altra caratteristica di indubbio interesse è la robustezza, perché se dovessero cadere per terra sarà più difficile che si rompano, dal momento che non hanno né testine né piatti ma solamente un circuito elettronico. Questo li rende anche molto più piccoli degli hard disk da 2,5 pollici e leggermente più grandi delle chiavette USB.
Di contro, essendo piuttosto recenti, costano di più dei dischi meccanici ed hanno anche limitate capacità di riscrittura dei dati; è stato calcolato che un’unità a stato solido può durare mediamente cinque o sei anni, contrariamente agli hard disk meccanici che durano assai di più.
Gli SSD vanno scelti quando si ha bisogno di una grande velocità, perché è possibile avviare il sistema operativo in pochissimi secondi quando sono montati all’interno del computer e leggere e scrivere dati in frazioni di secondo quando sono usati come unità esterne.
I dischi a stato solido esterni funzionano tramite un cavo USB 3.0 o 3.1 e si collegano ai dispositivi inserendoli nell’apposito connettore.
NAS è l’acronimo di network attached storage e si tratta di un dispositivo di archiviazione collegato alla rete che permette agli utenti di condividere i dati in esso contenuti. I NAS sono usati soprattutto a livello aziendale, perché sono veri e propri computer indipendenti e non semplicemente degli hard disk esterni dove memorizzare dati, filmati o backup del sistema. Certo, fanno anche questo, ma sono concepiti per prestazioni professionali di alto livello.
Possono funzionare come dei veri e propri server che si collegano con cavo RJ-45 al computer ed hanno all’interno un sistema operativo oltre ad alcuni hard disk dove immagazzinare i file. Il vantaggio principale è di essere accessibili a tutti gli utenti da tutti i dispositivi e non è l’unico, perché la tecnologia implementata consente di inserire più hard disk da 3,5 pollici a coppie e configurarli in Raid.
In questo modo un hard disk diventa identico all’altro, dunque i dati sono ancora più sicuri perché, in caso di rottura o di problemi di uno, rimarranno nell’altro.
I NAS vengono usati soprattutto per conservare i backup dei sistemi operativi oppure riprodurre musica e video in streaming, archiviare le riprese delle videocamere di sorveglianza o funzionare autonomamente per scaricare file dalla rete senza l’uso del computer.
Si possono collegare a delle piattaforme interne di cloud ed eseguire backup automatici funzionando anche come server FTP. Negli ultimi anni anche gli utenti privati si sono accorti di quanto siano comodi i NAS ed i prezzi si sono abbassati, così come è stata semplificata la tecnologia, che oggi è accessibile anche a chi non è esperto di informatica. Il costo è sempre piuttosto elevato, ma le prestazioni che offrono meritano la spesa.
Le stazioni multimediali sono apparecchiature adatte ad archiviare e riprodurre qualsiasi tipo di file audio o video esistente. Si possono connettere alla rete Internet ed essere usate per vedere sulla televisione quello che c’è sul tablet o sul cellulare. Sono autonome, si collegano alla rete elettrica di casa e ad altri dispositivi tramite cavo Ethernet o usando il Wi-Fi.
Ai lettori multimediali si possono connettere hard disk esterni, penne USB o qualsiasi tipo di carta SD e sono quasi tutti dotati di un telecomando tramite il quale farli funzionare.
Le stazioni multimediali sono concepite soprattutto per le Smart TV, per creare un sistema di home theatre in casa o per registrare film o puntate dei propri programmi preferiti. Le televisioni moderne hanno una serie di porte alle quali è possibile collegare una stazione multimediale e/o degli hard disk esterni, in modo da riprodurre qualunque file audio/video o contenuti digitali prelevati dalla televisione.
Gli hard disk esterni per le consolle sono diventati molto comuni, in particolare la XboX One già da tempo usa l’archiviazione esterna.
Gli hard disk compatibili per questa piattaforma devono avere almeno 256 GB e non superare i 16 TB, inoltre l’interfaccia deve essere USB 3.0, o meglio ancora 3.1, altrimenti la trasmissione dei dati non sarà abbastanza veloce.
Gli hard disk esterni per consolle sono sia auto alimentati o con alimentazione autonoma e vanno bene anche gli SSD, perché il modello più recente è dotato di interfaccia SATA 3, pertanto si possono sfruttare le velocità superiori degli SSD e SSHD. Questi ultimi costano molto di più, ma offrono anche velocità e prestazioni assai superiori.
Anche Sony si è adeguata allo scorrere dei tempi e, a partire dalla PS4 con firmware 4.50, è possibile collegare gli hard disk esterni alla consolle.
I modelli di base sono grandi almeno 1 TB, anche perché una parte dello spazio dovrà essere occupata dal software di backup necessario alla PS4 per funzionare. Anche in questo caso ci vuole una porta USB 3.0 per avere una velocità sufficiente, e l’hard disk e può essere sia auto alimentato che ad alimentazione indipendente.
Gli hard disk per le consolle sono esclusivi, nel senso che una volta collegati il dispositivo chiederà di formattarli e non potranno esservi registrati altri dati che non siano quelli della consolle.
L’unico inconveniente è che non possono essere usati ad altri scopi che alla memorizzazione delle partite o dei dati da riprodurre tramite il dispositivo, perché una volta formattati funzioneranno solamente come espansione di memoria della piattaforma di gaming alla quale sono collegati.
Gli hard disk esterni si alimentano tramite la presa di corrente o il computer al quale sono connessi. Nel primo caso si tratta di hard disk da 3,5 pollici, NAS o stazioni multimediali da collegare alla rete elettrica domestica o dell’ufficio, in caso di alimentazione autonoma vengono chiamati anche auto alimentati. Basta connetterli al computer con un cavo USB che vengono riconosciuti subito e funzionano con la corrente dello stesso.
Le unità di memoria a stato solido oppure gli hard disk ibridi solitamente sono auto alimentati e la tendenza del mercato è quella di rendere i dispositivi sempre più piccoli e maneggevoli, in modo da trasportarli e inserirli in qualsiasi device senza altri cavi da collegare.
La connessione di un hard disk esterno al computer o ad altre periferiche è il modo tramite il quale si interfaccia con esse e può avvenire tramite porta USB 2.0, 3.0, 3.1 o Thunderbolt.
È indispensabile sapere se il device che si dovrà usare ha questo tipo di porte prima di comprare un hard disk compatibile, tuttavia è praticamente impossibile che i dispositivi moderni non abbiano almeno una porta USB 2.0.
L’hard disk esterno può avere anche interfaccia USB di tipo superiore per funzionare lo stesso, perché USB è retro compatibile, tuttavia andrà alla velocità più lenta. Lo standard più recente è USB 3.1, ormai implementato negli ultimissimi dispositivi in commercio ed è il più veloce di tutti, tuttavia usa un tipo di connettore diverso che, se non è presente nel computer, si può sostituire con un adattatore che però ridurrà molto la velocità.
La velocità di un hard disk esterno magnetico si misura in RPM, acronimo di revolutions per minute, ovvero rotazioni al minuto che sono il numero di giri compiuti in un minuto dalla testina dell’hard disk.
Nei dischi esterni da 3,5 pollici questa velocità è di 7.200 RPM, in quelli da 2,5 pollici arriva a 5.400 RPM.
Gli SSD vengono classificati usando la velocità sequenziale, ossia quella massima teorica di lettura e scrittura e le operazioni di input output al secondo conosciute come IOPS (acronimo di input output operations per second). La velocità sequenziale si misura in gigabyte al secondo e la IOPS in numero, che è da tenere in maggior considerazione rispetto alla velocità sequenziale per valutarne le prestazioni.
Gli hard disk ibridi sono conosciuti anche come SSHD ed implementano sia la tecnologia del tradizionale hard disk magnetico che la memoria flash delle unità a stato solido SSD.
Per immagazzinare i dati usano un firmware interno e non hanno bisogno dell’istallazione di driver nel computer per essere riconosciuti.
All’interno degli SSHD vi sono un disco magnetico rotante e una memoria flash, il firmware si occupa della gestione dei dati, dividendo quelli che vengono usati più spesso nella parte di memoria a stato solido mentre gli altri vengono archiviati nella parte meccanica dell’hard disk.
L’hard disk esterno si formatta come qualunque hard disk interno, basta collegarlo, cercarlo nelle risorse, cliccare col tasto destro del mouse e selezionare Formatta. A questo punto bisogna scegliere le varie opzioni proposte nel menu a tendina e questo metodo vale per il sistema operativo Windows.
Per Macintosh basta andare su Utility Disco, selezionare l’hard disk da formattare e cliccare sul pulsante Inizializza. Può sorgere il problema che questo pulsante non sia cliccabile perché l’hard disk e non è stato riconosciuto. In questo caso basta premere sul pulsante Attiva e poi su Inizializza.
Quando un hard disk esterno non viene riconosciuto su Windows, ovvero una volta collegato non viene visto tra le risorse, bisogna usare l’utilità Gestione Disco, dove sarà visibile un’unità senza nome. Dopo avere assegnato una lettera, l’hard disk esterno dovrebbe essere riconosciuto e dunque si può andare avanti con la normale procedura di formattazione.
Con Linux basta usare l’utility GParted che è in grado di gestire qualunque hard disk che sia o non sia riconosciuto dal sistema operativo.
Il file system è il sistema mediante il quale l’hard disk esterno immagazzina i dati. Con il sistema operativo Windows il più utilizzato è NTFS, ma vi sono anche FAT32 ed exFAT che hanno alcune limitazioni però sono più compatibili con gli altri sistemi operativi.
Ad esempio le chiavette USB sono tutte formattate con FAT32, in modo da essere riconosciute subito da tutti i computer con qualsiasi sistema operativo.
NTFS per poter funzionare con Macintosh e Linux ha bisogno di driver esterni, allo stesso modo del file system Macintosh che usa Mac OS Journaled o APFS, ottimizzato per gli hard disk DDS. Gli hard disk esterni per Mac si possono formattare anche con FAT, in modo da essere riconosciuti anche da Windows.
Linux usa diversi tipi di file system, il più datato è EXT2 che poi si è voluto fino alla versione quattro. In seguito è nato BTRF, ancora non del tutto stabile su certi computer e poi F2FS, rilasciato nel 2013 e concepito per gestire i tipi di memoria NAND di ultimissima generazione.
Certo, basta formattarli con file system di tipo FAT oppure installare nel computer dei driver di terze parti che li possano riconoscere.
Vi sono in commercio degli hard disk esterni chiamati Rugged che sono resistenti ad urti, polvere, acqua e sono compatibili con tutti i sistemi operativi.
Questi dispositivi possono cascare in terra senza rompersi e finire dentro l’acqua senza danni perché sono impermeabili, ma naturalmente costano un sacco di soldi.
Sono oggetti dedicati a chi fa sport o attività estreme, tuttavia, se si vuole essere certi di avere un dispositivo resistente a tutto, basta spendere un po’ di soldi in più e levarsi ogni pensiero. Un’alternativa più economica è un contenitore metallico o imbottito dove inserire l’hard disk.
Gli hard disk esterni sono progettati per durare molto tempo, specialmente quelli di grosse dimensioni con alimentazione autonoma. Si possono sovrascrivere moltissime volte, a differenza degli SSD che si basano esclusivamente sulla memoria elettronica, pertanto hanno una durata più limitata.
Sebbene la tecnologia vada avanti con passi da gigante, gli hard disk a stato solido e quelli ibridi sono garantiti per una durata media di cinque o sei anni, mentre quelli magnetici dovrebbero teoricamente essere eterni, a meno che non subiscano danni come cadute o bruciature della parte elettrica. A questo proposito, il fatto che taluni obbiettino il fastidio del rumore che producono, questo può essere un ottimo metro di giudizio per valutarne l’efficienza.
Se il ronzio cambia o si sente un ticchettio strano, significa che il device sta per rompersi perché le parti in movimento non funzionano più a dovere.
Le chiavette USB, conosciute anche come Pen Drive, sono i dispositivi di storage più piccoli che esistano in commercio, se non si tengono in considerazione le SD e le micro e mini SD di cellulari e tablet.
Le chiavette USB Sono dei piccoli hard disk esterni estremamente comodi e portatili che rispetto a un HDD hanno dimensioni e capacità limitate.
Per valutarne la velocità bisogna considerare la connessione che hanno, la quale può essere USB 2.0, 3.0 o 3.1: nel primo caso la velocità di trasferimento è di 480 MB/s, nel secondo caso arriva fino a 5 GB/s, per raddoppiare nel caso di Pen Drive con connessione USB 3.1, la cui velocità raggiunge i 10 GB al secondo. Difettano in capacità, perché oggi come oggi la dimensione massima di archiviazione di una chiavetta USB arriva a 256 GB.
Alcune chiavette sono Wi-Fi e si possono collegare a tablet, computer e smartphone senza fili, altre hanno connettori particolari per essere connesse a smartphone e tablet e ve ne sono alcune che hanno un’applicazione integrata che permette di fare un backup su uno spazio cloud che solitamente è piuttosto esiguo, a meno che non si paghino dei soldi.
Esistono chiavette estremamente piccole ed altre con forme assai fantasiose tali da essere ottime come regalo e soprattutto, essendo molto diffuse, hanno un costo piuttosto contenuto.
Può capitare di cancellare erroneamente dei dati da un hard disk esterno e, prima di rivolgersi ad un costoso laboratorio, è bene sapere che nella maggior parte dei casi non è poi così difficile recuperarli. Occorre un software per il recupero dati, ve ne sono moltissimi anche gratuiti e basta fare una ricerca su Internet per trovarli. Questi programmi funzionano anche quando gli hard disk esterni non vengono riconosciuti dal sistema ed hanno varie opzioni, tra cui quella di correggere eventuali errori di allocazione dei file.
Basta connettere l’unità e avviare il programma che scansionerà l’hard disk in modo superficiale o profondo, elencando poi tutti i dati recuperabili nella finestra del programma. In alcuni casi è visibile anche un’anteprima per poterli estrarre e salvare sul computer o su un altro spazio di storage.
Talvolta purtroppo alcuni dati sono talmente sovrascritti che non sono più leggibili, oppure vi sono dei settori danneggiati nell’hard disk, o ancora qualche software malevolo che si è installato per sbaglio.
No, quello che cambia è il tipo di inizializzazione o formattazione, che deve essere compatibile con il computer al quale verrà collegato.
Vi sono in commercio hard disk studiati specificatamente per certi con sistemi operativi o consolle, tuttavia è la formattazione del file system che fa la differenza e si può rendere compatibile qualunque hard disk esterno per ogni dispositivo.
Certo, quando vengono formattarti o inizializzati con il file system FAT si possono leggere e scrivere con tutti i sistemi operativi, a differenza di altri file system che sono leggibili ma non scrivibili o viceversa.
La scelta del file system si può fare tramite un computer equipaggiato con ogni sistema operativo, ad esempio si può formattare su Windows un hard disk esterno leggibile su Mac o viceversa.
Stesso discorso per Linux, sebbene sia preferibile usare il sistema operativo con il quale verrà usato più spesso l’HDD piuttosto che uno universale.
Gli hard disk esterni meccanici da 2,5 e 3,5 pollici hanno bisogno di una manutenzione regolare per funzionare sempre al top. Vanno deframmentati periodicamente perché i dati che via via vengono cancellati e scritti si frammentano, rendendo l’uso del dispositivo sempre più lento. È opportuno anche ripassarli periodicamente con un buon antivirus, soprattutto quando vi si archiviano dei file di dubbia provenienza.
Sarebbe bene ogni tanto formattarli per ripulirli di tutto e controllare che non abbiano settori danneggiati o illeggibili per correggere eventuali errori con appositi software, spesso integrati nel sistema operativo o gratuiti.
Le unità a stato solido non si frammentano e l’unica manutenzione di cui hanno bisogno è una scansione periodica con un antivirus.
Gli hard disk esterni sono protetti sia dal punto di vista fisico che elettronico. I più resistenti a polvere, cadute e urti sono quelli Rugged, che di solito hanno anche una protezione tecnologica più avanzata. Questa protezione è conosciuta come crittografia ed è integrata in quasi tutti i device di archiviazione, sebbene esistano software incorporati molto più potenti, già installati nell’hard disk o da installare.
A volte la crittografia integrata è sufficiente e, per essere più sicuri, i programmi per Windows, Macintosh o Linux sono parecchi e si possono installare su hard disk di ogni genere e chiavette USB.
Ve ne sono alcuni di completamente gratuiti che possono creare partizioni cifrate, invisibili o leggibili solamente tramite una password.
Sono programmi molto semplici da usare che aggiungono una sicurezza ulteriore al dispositivo, inoltre possono gestire partizioni e volumi ed hanno altre utilità per mantenere al meglio il proprio hard disk esterno.
La protezione funziona tramite algoritmi che cifrano i dati e li rendono illeggibili, a meno che non si disponga del programma o della password. Utility di cifratura sono anche integrate nei sistemi operativi, ma sono abbastanza semplici e non particolarmente sicure, sebbene siano comode quando si vuole usare un hard disk esterno per inserirci una partizione nascosta invisibile agli altri.
Quando si formatta un hard disk tutti i dati vengono cancellati, ma se si vuole essere certi che non siano recuperabili in alcuna maniera, bisogna alzare il livello di sicurezza. Si può fare tramite il sistema operativo che consente di sovrascrivere diverse volte gli hard disk, in modo da confondere maggiormente i file e renderli illeggibili anche con software di recupero dati.
Di seguito vi sono alcune tabelle nelle quali sono elencati i principali vantaggi e svantaggi dei tipi di hard disk esterni che si trovano oggi in commercio. Bisogna considerare il progredire della tecnologia ed il conseguente abbassamento dei prezzi che nel settore informatico sono piuttosto rapidi. La tendenza sarà sempre quella di coniugare velocità e dimensioni ridotte e ogni periferica, appena uscita sul mercato, inizia subito a calare di prezzo.
HDD 3,5″ | Vantaggi | Svantaggi |
Robustezza | Presa esterna | |
Capienza | Ingombro | |
Velocità | Rumorosità | |
Prezzo | Non portabilità |
HDD 2,5″ | Vantaggi | Svantaggi |
Portabilità | Prezzo | |
Silenziosità | Fragilità | |
Ingombro | Velocità | |
Compatibilità | Capienza |
Pen Drive | Vantaggi | Svantaggi |
Portabilità | Capienza | |
Ingombro | Rischio di perdita | |
Estetica | Affidabilità | |
Prezzo | Durata |
SSD | Vantaggi | Svantaggi |
Velocità | Prezzo | |
Portabilità | Durata | |
Robustezza | Capienza | |
Compatibilità con sitemi moderni | Incompatibilità con sistemi datati |
NAS | Vantaggi | Svantaggi |
Funzionamento indipendente | Prezzo | |
Uso professionale | Ingombro | |
Gestione online | Difficoltà d’uso |